LO SPETTACOLO
Tre ragazze intente a fare pulizia di ricordi. Ognuna di loro, dal proprio scatolone, tirerà fuori vecchi ricordi, racconti di esperienze vissute che faranno nascere ricordi di avvenimenti collettivi:
l’11 settembre, la guerra in Iraq, il crack della Lehman Brother, la morte di Lady Diana, il Grande Fratello e le esperienze televisive degli anni ‘90 e 2000.
Alla memoria di un ricordo collettivo, è sempre legata, in maniera inscindibile, il racconto di una esperienza privata, a volte traumatica. Le tre ragazze, intente a riorganizzare l’archivio della memoria, sceglieranno quali ricordi buttare, e quali conservare ancora. È un’indagine indirizzata alla ricostruzione di una memoria personale e collettiva, ad analizzare le nostre insicurezze, le nostre ansie e le nostre paure, per cercare di capire se hanno una matrice comune.
Cosa ci rende parte della stessa comunità? In cosa siamo diversi dalle generazioni precedenti e da quelle successive? Come ci relazioniamo con il futuro?
IL TEMA
Nel 1970 Joe Brainard pubblica un libro dal titolo I remember, in cui raccoglie tutti i suoi ricordi, in ordine sparso e senza una consequenzialità logica. Il libro è composto di sole frasi che iniziano con: “I remember...”. I ricordi spaziano dai dettagli quasi dimenticati dell’infanzia ai grandi episodi di natura personale o collettiva. Lo stesso farà lo scrittore francese Georges Perec nel suo Je me souviens nel 1978, e ancora, nel 2004, in Italia, Matteo B Bianchi con il suo Mi ricordo. Questo format letterario, creato forse inconsapevolmente da Brainard, trasportato in teatro, è l’esercizio da cui siamo partiti per raccontare la Generazione Y attraverso i nostri personali ricordi.
Quando ricordiamo si attivano gli stessi meccanismi della narrazione. Ogni evento della nostra vita, quindi, dal momento stesso in cui cessa di esistere nella realtà, trova nuova vita nella nostra memoria, che renderà quel ricordo mai più completamente oggettivo, in quanto filtrato dalla nostra narrazione, dal nostro stato d’animo, dalla percezione che avevamo o che abbiamo di un ricordo del passato. Grazie agli strumenti che il teatro ci offre, possiamo entrare in un ricordo, per ricostruirlo, guardarlo a distanza, poi sempre più da vicino; rivivere l’evento traumatico, guardandolo col senno di poi e col senno di allora; soffrire di quel ricordo e gioire al tempo stesso; scegliere di modificarlo e rimetterlo nell’archivio della nostra memoria in una forma nuova, oppure lasciarlo così com’è, perché è quello che è stato che ci ha resi quello che siamo.
LA PRODUZIONE
Mi ricordo è uno spettacolo che racconta una generazione, quella dei millennials, attraverso ricordi di memorie personali e collettive. È uno spettacolo teatrale che tende più alla performance che alla rappresentazione, procedendo nella ricerca già intrapresa nella prima produzione della compagnia e che punta a un maggiore coinvolgimento intimo ed emotivo di ogni spettatore e spettatrice. Lo spettacolo nasce nel 2019 con dei laboratori di ricerca sul tema, e arriva al debutto nell’Ottobre del 2020, quando il Mondo, nel frattempo, era profondamente cambiato a causa della pandemia.
Mi ricordo ha vinto il bando “Per un teatro necessario”, organizzato dal Teatro Libero di Palermo, che è consistito in un sostegno alla produzione.
Durante il processo creativo di Mi ricordo abbiamo avuto l’intuizione di creare una trilogia che potesse dare una forma più completa ai temi che avremmo voluto trattare.
Mi ricordo è lo spettacolo più intimo e sofferto della trilogia. È un viaggio nel tempo che rimbalza
continuamente spettatori e performer tra passato, presente e futuro. È un’occasione per fare un viaggio dentro noi stessi, a volte piacevole, a volte doloroso.