MANDRAGOLA di Niccolò Machiavelli
𝗟𝗔 𝗠𝗔𝗡𝗗𝗥𝗔𝗚𝗢𝗟𝗔
di Niccolò Machiavelli
adattamento e regia
Nicasio Anzelmo
con Domenico Pantano
e con Anna Lisa Amodio, Antonio Bandiera, Chiara Barbagallo, Laura Garofoli, Nicolò Giacalone, Matteo Munari.
scene Giovanni Nardi
costumi Susanna Proietti
sartoria Punto Sartoria Artigianale di Ilaria Buccella
musiche originali Giovanni Zappalorto
fotografie Tommaso Le Pera
movimenti coreografici Barbara Cacciato
assistente alla regia Matteo Bossoletti
grafica Thomas Battista
oranizzazione Rossella Compatangelo
Una produzione C.T.M. CENTRO TEATRALE MERIDIONALE
Note di Regia
"Il fine giustifica i mezzi"
Capolavoro del teatro del Cinquecento, un classico della drammaturgia italiana e una potente satira sulla corruttibilità della società italiana dell’epoca.
Un’epoca quella del 1518, data di composizione della Mandragola, in cui si vendevano le indulgenze per acquisire il regno dei cieli e l’eternità beata, in cui era nel vivo la contrapposizione di Lutero e della sua controriforma (1517) alla chiesa cattolica, in cui il potere mediceo di Papa Leone imperava su Firenze e infine, era viva e preoccupante la minaccia di un’invasione turca.
La Mandragola infatti, seppur sotto le sembianze di un’ilare commedia, svolge un ruolo di denuncia nei confronti della perdita totale di morale della società del tempo, mette in discussione i valori familiari, inducendo nello spettatore un riso serio e quasi acre, che fa assai riflettere e critica la politica papale legando insieme Roma e Firenze.
La sua struttura drammaturgica prende a modello Plauto, Terenzio e la tradizione novellistica italiana (la trama stessa risente, infatti, della vicenda narrata nel “Decameron” di Giovanni Boccaccio nella sesta novella della terza giornata).
La Mandragola si sviluppa su due strutture intrecciate tra loro: una struttura amorosa (tipica della tradizione italiana del ‘200 dell’amore sacro e dell’amor profano, qui rappresentata da Callimaco innamorato della bella giovane Lucrezia moglie di Nicia,) e la struttura della beffa (vittima il vecchio Nicia, il marito ingannato, un borghese ossessionato dal desiderio di avere figli). Ma a differenza degli altri innamorati, Callimaco non effettua nessuna azione per raggiungere il suo obiettivo. Sarà il suo servo, il parassita di plautina memoria, Ligurio, ad organizzare l’inganno.
Una storia che offre un’immagine inetta e includente della realtà fiorentina e italiana. Accanto a questi personaggi che portano avanti le due strutture si trovano diversi personaggi: Lucrezia, colei che subisce la trama della beffa, ma che poi la farà sua e la sfrutterà lei stessa, Sostrata, la madre di Lucrezia che aiuta il frate a convincere la figlia, un po’ perché non è a conoscenza dell’inganno e un po’ forse anche per turpe compiacenza e, degno rappresentare di quelle “fraterie” così chiamate da papa Leone, Fra Timoteo il confessore di Lucrezia e colui che la persuaderà a concedersi a Callimaco.
Le dispute fratesche avevano molto risonanza, specialmente a Firenze, dove per un verso o per un altro, rimandavano con la memoria alla figura del Frate per antonomasia, il Savonarola. Proprio a Firenze l’eco della rivoluzione luterana era molto sentita e discussa. Non soltanto corrispondeva al rancore e al desiderio di rivalsa della fazione savonaroliana, ma sollecitava l’animosità anticuriale e antiromana.
La figura del frate, qui nella Mandragola, è di fondamentale importanza in una Firenze in cui spesso comparivano predicatori di castighi divini e di redenzione. Molti di loro falsi profeti si avvalevano del loro influsso sul popolo per estorcere denaro o per sedurre devote. Sono sempre i frati, quelli domenicani, usati da papa Leone a predicare le indulgenze e a vendere la salvezza eterna per ottenere i fondi alla Fabbrica di san Pietro.
Lo spettacolo ha debuttato presso il Teatro Arcobaleno di Roma nel mese di Dicembre del 2024.
Contatti produzione:
ctm.soc.coop@gmail.com
info.ctmteatro@gmail.com
cell. 342 6629557
tel. 0966 54555
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